martedì 16 aprile 2024
Chiedi e ti sarà tolto
di Dayana Ricciardi
Pontremoli è stata solo l'ultima città in ordine di tempo a vietare ai mendicanti di chiedere la carità. Ma la civiltà si misura dal modo in cui vengono trattati i poveri
11 settembre 2014

Divieto di accattonaggio: è l’oggetto di un’ordinanza emessa dal sindaco del Comune di Pontremoli. Multe da 25 a 500 euro per chi chiede l’elemosina. Il senso di degrado e l’allarme sociale connessi ai mendicanti sono le ragioni che hanno portato alla decisione.

In provincia di Massa Carrara, il sindaco Lucia Baracchini il 3 settembre 2014 con un’ordinanza vieta ai poveri di chiedere la carità nelle vie e nelle piazze del centro storico, nei mercati, all’ingresso dei cimiteri, davanti all’ospedale, alle chiese e ai negozi e nei parcheggi. La Baracchini, sostenuta da una maggioranza di centro destra, decide di porre fini ai fenomeni di disordine sociale connessi all’accattonaggio, con multe salate che vanno a colpire i mendicanti stessi.


«Vengono messi sullo stesso piano persone che cercano di estorcere denaro ai passanti con metodi violenti e mendicanti che chiedono elemosina. Questo è grave». Lo afferma Francesco Mazzoni, capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale a Pontremoli, per il quale la decisione del sindaco «offende la dignità dei poveri, mortificando i diritti di chi non ha niente, di chi sta ai bordi della strada chiedendo un pezzo di pane. L’elemosina è un’opera di carità, un gesto silenzioso, libero, gratuito, di solidarietà, che fa parte della nostra tradizione, della nostra storia, della nostra cultura», continua Mazzoni, che riconosce il pericolo connesso a chi molesta i passanti per i quali. afferma lui stesso. «basta applicare e far rispettare la legge». Anche Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione Toscana mostra il suo sconcerto per il divieto, definendo l’ordinanza una «misura demagogica e inutile» e affermando che «le marginalità non si risolvono con l’ordine pubblico».


Tuttavia il sindaco di Pontremoli non è il solo a mettere in riga coloro che chiedono la carità in diversi luoghi di pubblico interesse cittadino. La soluzione di far pagare multe viene proposta anche a Verona, Venezia, Padova e Treviso insieme alla richiesta di rimpatrio per i senza dimora. A tal proposito don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), esprime il suo disappunto con queste parole: «Si rimane smarriti dinanzi a un tale livello di inciviltà. Chi chiede l’elemosina è trattato come e peggio di un criminale, cacciato dai luoghi pregiati della città. E ora andrebbe sanzionato anche chi fa la carità».


Prese di posizioni simili, ma connesse a minor ufficialità, arrivano da diversi gestori di esercizi di attività commerciale. Ad esempio a Catania si può trovare un cartello che vieta di fare la carità di fronte un supermercato di piazza Cavour. A esporlo è stata la direzione del negozio, stufa del mendicare continuo davanti al proprio edificio, che avrebbe creato una diminuzione della clientela infastidita dalla presenza assillante di una famiglia di Rom. Il supermercato prova a far desistere le persone dal fare la carità, affermando che un Rom che chiede l’elemosina raccoglie dai 60 agli 80 euro al giorno netti, più di un operaio italiano specializzato. Affermazione che si prendono la responsabilità di fare perché sono loro stessi a cambiare ai suddetti mendicanti le monete in banconote a fine giornata.

Stessa idea di esporre un cartello in vetrina è adottata a Pordenone in un grande negozio di oggettistica, secondo il titolare si tratta di un semplice invito lasciando la libertà a ognuno di agire come meglio crede. Stesso monito di riflettere sulla quantità di soldi che riesce a ottenere un mendicante di fronte ai supermercati rispetto allo stipendio di un operaio italiano specializzato arriva dai responsabili della Conad di Ferrara. Stesso messaggio di Catania ma diverso mezzo: una lavagna posta all'ingresso con cui la direzione "invita i propri clienti a non elemosinare gli accattoni davanti al negozio".


La povertà ha sempre spaventato l’essere umano e chi chiede la carità sembra spaventare allo stesso modo. Forse nell’ostilità e nel fastidio che rivolgiamo a coloro che mendicano per strada riflettiamo la nostra paura che i soldi non bastino mai alle nostre esigenze? Bisogni sempre maggiori e stipendi troppo bassi per soddisfarli. La domanda è: mendicheremmo per un pezzo di pane e un litro di latte o per un iPhone e una borsa firmata?

Non tutti coloro che chiedono l’elemosina hanno lo stesso temperamento e la stessa insistenza. Di fronte alla mia parrocchia San Remigio a Colleverde, provincia di Roma, ogni domenica troviamo diversi esempi di mendicanti. Fuori dal cancello del cortile parrocchiale possiamo incontrare una zingara che viene da anni e che ormai è amica delle parrocchiane, racconta dei suoi figli e dei suoi nipoti come una mamma e nonna vicina di casa. Chiede per lo più vestiti per i bambini e pannolini. Vicino agli ingressi della chiesa invece ci sono due ragazzi di colore vestiti come ballerini hip hop molto cool, dall’accento inglese, che raccolgono le monete nei loro berretti imitazioni di firme alla moda. Chi raccoglierà più soldi a fine giornata?


«La misura della grandezza di una società è data dal modo in cui essa tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà», ha affermato Papa Francesco durante un suo discorso giovedi 25 luglio 2013 a Rio de Janeiro, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù. Dunque quanto è grande una società che multa chi chiede la carità e invita a desistere chi vuole farla?

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