venerdì 19 aprile 2024
Europa, un'opportunità spesso dimenticata
di Ermanno Giuca
A poche ore dall’elezione in Grecia del partito euroscettico Syriza, l’ex premier Enrico Letta difende l’integrazione europea. «Stare per conto nostro è un suicidio politico ed economico»
29 gennaio 2015
Quale futuro per l’Europa tra crescita e austerità? Il tema del secondo appuntamento della scuola di formazione socio-politica organizzata dai salesiani di Roma ha colto in pieno il dibattito di questi giorni orientato alle elezioni elleniche. La Grecia, infatti, con il voto dello scorso 25 Gennaio, ha voluto voltare pagina portando al Governo un partito (Syriza) e un presidente (Alexis Tsipras) che si è distinto dagli altri candidati per il suo netto rifiuto all’austerity europea.

Ospite dell’incontro tenutosi lo scorso 26 Gennaio presso la parrocchia di Santa Maria della Speranza a Roma è stato l’onorevole Enrico Letta, già presidente del Consiglio dei ministri. La posizione di Letta è stata chiara sin dalla sua apertura di relazione: «Per me il futuro non può che essere un futuro di maggiore integrazione europea, anche se a certe condizioni. Ce la prendiamo con Bruxelles per tanti motivi. Ma senza staremmo peggio».

«L’integrazione europea - ha spiegato Letta - è vista da quei Paesi che ne sono fuori come un vantaggio». Sono molti quei blocchi continentali che stanno ripensando la loro organizzazione interna ispirandosi al modello Europa: pensiamo ai Paesi del sud-est asiatico, all’America meridionale e persino all’unione di alcuni paesi africani. «Da lontano ci guardano, perché siamo attrattivi!». L’Europa è un’opportunità e spesso ce lo dimentichiamo. «Siamo ormai abituati ai tanti vantaggi che ci ha posto davanti l’Unione Europea tanto da non accorgercene più: volare non è più un privilegio come vent’anni fa, l’Erasmus è una realtà concreta che ha abbattuto le frontiere favorendo lo scambio di esperienze, la moneta unica ha permesso transazioni più semplici».

Ma se tutto è così attrattivo perché ce la prendiamo con l’Europa? «E’ evidente tutte queste opportunità cozzano con la crisi. Per la prima volta, secondo il sondaggio dell’eurobarometro, la percentuale degli euroscettici ha superato quella di chi appoggia l’Europa. I motivi che portano a votare i partiti euroscettici sono molti: la crisi economica, la crescita dell’immigrazione, la posizione dominante della Germania e l’elevato tasso di burocrazia interna».

Non siamo più il centro del mondo, altri Paesi stanno diventando più potenti di noi. «Noi possiamo pure maledirla l’Europa, ma in un mondo nel quale altri blocchi continentali crescono sempre più, quale alternativa abbiamo per essere influenti nel mondo? Se non restiamo uniti e integrati altre potenze domineranno lo scenario. Noi europei, forti della cultura dei diritti che abbiamo, dobbiamo crederci in questa unione perché questi valori siano più forti nel domani. Questo può avvenire solo se siamo più integrati. In molti casi la sovranità la perdiamo se la teniamo tutta per noi».

L’Europa è come un grande condominio in cui si è legati gli uni agli altri. «Ognuno, però, deve stare a delle regole. Questa è l’Europa dell’euro. L’Europa dobbiamo cambiarla e renderla migliore ma diffidiamo da chi, per un voto in più, vuole picconarla. E’ come stare in una barca, l’unica che abbiamo e picconarla. Stare per conto nostro, per un Paese come l’Italia è un suicidio politico ed economico».

Cosa cambiare dell’Europa?
«Il limite dell’Europa è che ci mettiamo in moto solo il tempo di crisi ed è per questo che è dilagato l’euroscetticismo. L’Europa per ritornare attrattiva dovrebbe fare due cose: dovremmo rilanciare l’Erasmus per i sedicenni e non solo per gli studenti universitari. E poi bisognerebbe trovare uno strumento tutto europeo come sussidio alla disoccupazione: un lavoratore che perde il lavoro dovrebbe avere un sostegno da parte della stessa Europa. Per il futuro immagino un'Europa a due velocità: un’integrazione maggiore per i Paesi che hanno la stessa moneta ma allo stesso valorizzare anche coloro che non hanno l’euro ma che è importante che stiano dentro l’Unione, come la Gran Bretagna».

Il prossimo incontro della scuola si terrà lunedì 2 Febbraio con il tema “Il governo dei territori”. A tenere la relazione sarà il dott. Massimo Lucchese, sindaco e dirigente Ancitel (Rete dei comuni italiani). Per informazioni si può visitare la pagina Facebook dell'iniziativa.

19.01.15 - L'agire politico fra trasformazioni epocali e sfiducia dei cittadini (Prof. Massimo Crosti)



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