venerdì 26 aprile 2024
Creativi, il Web vi attende! Senza censure
di Ermanno Giuca
Janet de Nardis, ex annunciatrice Rai, conduttrice, autrice e dal 2013 direttore artistico del Roma Web Fest. Con lei abbiamo parlato di spettacolo, successo e censura ma anche dei nuovi talenti delle web serie
19 marzo 2015
Molti la ricordiamo su quel celebre divano rosso di Rai2 mentre annunciava i programmi della giornata. Da quel debutto in Tv, nel 2003, come signorina buonasera, Janet de Nardis è stata attrice cinematografica, autrice e conduttrice di diversi programmi televisivi e più in generale un’attenta conoscitrice del mondo dello spettacolo italiano. Nel 2013 investe tutte le sue forze in un Festival tutto dedicato alle web series scovando nuovi talenti su YouTube e creando un ponte tra i broadcaster cine-televisivi e giovani emergenti filmakers. Una scommessa riuscita che oggi prende il nome di Roma Web Fest.

Com’è stato per te ricoprire il ruolo di una delle signorine buonasera?
«È stata un’esperienza determinante per tutto ciò che poi ho fatto in seguito. Quando io con le altre cinque annunciatrici siamo arrivate in Rai nel Settembre del 2003 abbiamo modificato l’assetto che c’era prima, soprattutto da un punto di vista visivo. Giovani ragazze che si trovano sedute su un divano e una di noi andava a toccare, quasi cliccare lo schermo. Il nostro ruolo era differente da quello delle vecchie annunciatrici, era fuso con altri ruoli che ricoprivamo in Rai come quello di conduttrici o di autori. Sono convinta, però, che certi ruoli debbano essere mantenuti per poco tempo, perché a lungo andare potrebbero definirti troppo all’interno di schemi ben precisi. Invece siamo molto di più».

Nella tua carriera hai frequentato sia il piccolo che il grande schermo. Come descriveresti il mondo dello spettacolo oggi?
«Oggi è un mondo confusionario. Si fa spettacolo nel significato più basso del termine. Non c’è il più il grande spettacolo di una volta, quello fatto da grandi artisti e comunicatori. Negli ultimi dieci anni si tende a pensare che possa far spettacolo chiunque. Non è così. Oggi il mondo dello spettacolo è un tritacarne: si danno in pasto ad un pubblico inconsapevole, persone che non hanno nessuna qualità artistica e che necessariamente poco dopo spariscono dalla scena. Qui il danno non è solo per la persona che indegnamente fa spettacolo ma anche per il pubblico che in quel frangente tende ad emulare qualcosa che non andrebbe emulato».

Nel 2010 scrivi e presenti al Festival Sanremo una canzone di denuncia intitolata “Tanto paga papi”. La canzone viene rigettata dalla commissione, pur non violando nessuna norma del regolamento. Tu hai più volte parlato di “censura” del brano. Ci spieghi com’è andata?
«La canzone l’ho scritta perché avevo voglia di denunciare in modo ironico un sistema degradante e degradato del nostro Paese. In realtà riguarda la censura costante e quotidiana che abbiamo su tutto, una censura continua dei nostri sentimenti. Nelle varie aziende con cui collaboriamo c’è molto di omertoso e tutto appare difficile e farraginoso se non hai qualche protettore o politico che sblocchi le vicende. La cosa offensiva che vivo tutti i giorni come tanti altri lavoratori e artisti italiani è quella di dover dare più peso a crearsi amicizie o conoscenze che permettano poi di poter lavorare piuttosto che lavorare bene ed essere premiati per ciò che si fa».

In questi termini il web è un luogo più libero per esprimere la propria creatività senza censure?
«Oggi sì. Speriamo resti tale».

Da cosa è nato il Roma Web Fest?
«Il Roma Web Fest è nato da varie esigenze ma in primis da un mio obiettivo: voler creare qualcosa di mio, che permettesse di realizzare me stessa in un determinato ambito e che potesse lasciare una traccia. Oggi sono soddisfattissima e posso dire di aver contribuito a cambiare il sistema italiano: qualche anno fa quando parlavo di web series nessun produttore o broadcaster si interessava a questa nuova forma espressiva. Oggi con il Roma Web Fest siamo riusciti a cambiare leggi regionali sull’audiovisivo, a inserirlo all’interno del Tax Credit e a far compiere all’Italia grandi passi in avanti nel mercato del Web per non essere - come al solito - l’ultima di una lunga fila di Paesi che hanno meno da dire rispetto a noi. L’altra esigenza era di matrice professionale, vista la mia esperienza di attrice e autrice: volevo creare una vetrina che permettesse ai creativi veri di potersi far vedere, dargli un’opportunità. E su questo siamo riusciti».

Molte filmakers di web series di successo come i The Jackal, i The Pills o il Terzo Segreto di Satira sono riusciti ad arrivare anche in Tv. Il web sta quindi diventando sempre più una fonte di novità da cui anche il piccolo schermo attinge nuovi format?
«Assolutamente sì ma ci sono anche altri nomi emersi con il Roma Web Fest e che sentiremo in ambito di cinema italiano. Ivan Silvestrini che ha vinto la prima edizione del Roma Web Fest, regista e autore bravissimo che lavora molto con la Rai. Ma anche Edoardo Ferrario, il vincitore di quest’anno con la web serie Esami che oggi lavora su Radio2 e con altre realtà. Sono davvero tanti quelli che hanno avuto la loro piccola possibilità di essere conosciuti all’interno di un mercato produttivo e che ci rendono orgogliosi».

Le tre caratteristiche per una web serie vincente?

«L’originalità. La capacità di creare empatia con il pubblico, di farlo immedesimare ma anche di renderlo partecipe. E poi la freschezza e il ritmo del linguaggio che si utilizza, molto più vicino a quello dei giovani che rappresentano il pubblico principale della rete».

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