giovedì 18 aprile 2024
Comunicare la famiglia, tra difficoltà e nuove opportunità
di Ermanno Giuca
“Raccontare la famiglia e nella famiglia” raccoglie undici contributi di docenti ed esperti di comunicazione che hanno riflettuto sul messaggio del Papa in vista della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
29 aprile 2015
In occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (17 Maggio 2015) anche quest'anno i docenti della facoltà di scienze della comunicazione sociale dell'Università salesiana hanno raccolto in un volume alcune delle riflessioni scaturite dal messaggio del Papa. "Raccontare la famiglia e nella famiglia" è stato curato da Paola Springhetti ed Enrico Cassanelli con all’interno undici contributi di docenti ed esperti di comunicazione (Simonetta Blasi, Enrico Cassanelli, Chiara Giaccardi, Roberta Gisotti, Mauro Magatti, Mauro Mantovani, Gianfranco Noferi, Oriele Orlando, Fabio Pasqualetti, Maria Paola Piccini, Tiziano Salvaterra, Paola Springhetti, Carlo Tagliabue).
 
«Al centro della GMCS 2015 - si legge nell’introduzione al testo - c’è la famiglia, tema che si trova al cuore della riflessione della Chiesa: non è un caso che proprio su di esso sia stato convocato il Sinodo. Ma la famiglia è un tema di stretta attualità anche nel mondo laico, dove pure ci si confronta con cambiamenti che questo istituto ha vissuto negli anni, e da più parti si preme perchè le nuove forme di convivenza vengano riconosciute come “famiglia”, sia sul piano etico che su quello normativo. Perciò ci troviamo oggi a chiederci “che cosa è” famiglia, prima ancora di ipotizzare “come dovrebbe essere” o “come la potremmo sostenere”». Trattiamo qui alcuni nodi principali del testo.

Famiglia sotto assedio.
«Oggi la famiglia fa fatica a vivere i valori del Vangelo - spiega Fabio Pasqualetti - perchè la nostra società è incentrata sul denaro facendoci credere che con questo possiamo fare tutto. Ecco perchè quando il Papa ci invita a considerare l’amore come qualcosa di gratuito è difficile metterlo in pratica. Assistiamo ad un’uccisione dello spirito, tutto è mercato, tutto è regolato da condizioni contrattuali persino i rapporti tra padri e figli. Allora davanti a tutto questo, la famiglia cosa può fare? Potremmo guardare questo momento di crisi da un’altra prospettiva per individuarne le opportunità di crescita. Già l’arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio, parlava di utopie non come fantasie ma come nuovi cammini concreti».

La famiglia davanti e in Tv.
«In sessant’anni siamo passati dalla paleo-televisione che raggruppava i membri della famiglia la sera davanti a Carosello alla neo-televisione diventata un nuovo membro della famiglia presente in ogni stanza della casa» dice Enrico Cassanelli. «Con la televisione commerciale è cambiato il modo di fare televisione, è diventata uno specchio in cerca di nuovi contenuti graditi al pubblico, che la guarda 24h24». Ma non solo un cambiamento di fruizione da parte del pubblico ma anche degli stessi contenuti e valori che veicola, come afferma Roberta Gisotti. «Oggi la famiglia nella sua essenza non viene più comunicata ma anzi s-comunicata. Ad un modello di famiglia del “Mulino Bianco” introdotta nel 1990 si è sostituito un modello variegato di famiglia non meno pre-confenzionato del primo. Coppie scoppiate, monoparentali, divorziate, allargate, ristrette con fantasie autorali tragi-comiche spinte da lobby minoritarie per cambiare e condizionare socialmente le relazioni».

Le associazioni pro-famiglia non sanno comunicare.
«C’è un gap tra ciò in cui credono le associazioni che sostengono la famiglia e come fattivamente intendono comunicarla» afferma Simonetta Blasi. «C’è una difficoltà reale ad adottare strategie di comunicazione efficaci e questo lascia spazi vuoti a tutti gli altri. Questo ha contribuito alla crescita di prodotti tagliati per i single (la logica commerciale del Double Income No Kids), all’aumento di relazioni sui social, all’espansione di stereotipi e alle grasse vendite di anti-depressivi. Come uscirne? Una cittadinanza attiva e una buona comunicazione sociale possono fare la differenza».

Carenza di educazione. «Il tema della famiglia - dice Paola Springhetti - si sviluppa in un contesto di difficoltà relazionale, forse anche perché non abbiamo ancora saputo utilizzare i media in maniera positiva e propositiva. Si è persa la capacità di educare sia da parte della scuola sia da parte degli adulti. Questo acuisce l’influenza che i media hanno sul dettare i temi di cui la famiglia deve discutere. Dalla famiglia emerge la necessità di un rapporto coi media diverso».


29 aprile 2015
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