sabato 20 aprile 2024
Immigrazione, quando un muro ci divide dalla nostra coscienza
di Giorgio Marota
Mentre la Francia continua a negare l'accesso di migranti nel proprio Paese, l'Ungheria propone di innalzare un muro sul confine serbo. Che fine ha fatto l'Europa fondata sui diritti umani?
18 giugno 2015

In Europa c’è una nazione considerata dal mondo come la patria dei diritti umani. È la Francia, che con il suo “Liberté. Egalité. Fraternitè” e la sua rivoluzione aprì le porte della storia alla Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino, l’impalcatura fondamentale di quella che poi l’Onu avrebbe chiamato, nel 1948, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.» È questo il primo articolo di questa pietra miliare di ogni vita umana, inalienabile, sacra e per questo unica e irripetibile. Sembreremmo tutti d’accordo su tali aspetti, che sono alla base di ogni sistema democratico dei nostri giorni. Solamente a parole però, perché nei fatti, quello che sta succedendo in questi giorni sul tema “immigrazione”, oltre a riempire le prime pagine dei giornali, sta svuotando anche le coscienze di tanti uomini.


Nei giorni scorsi a Ventimiglia, in Liguria,
al confine tra Italia e Francia, circa 200 migranti sono stati bloccati, togliendo loro la possibilità di raggiungere la Francia. Persone provenienti soprattutto da Eritrea, Somalia, Costa d’Avorio e Sudan e dirette in Austria, Germania, Svezia e Francia, dove spesso abitano i loro parenti e dove esistono numerose comunità di connazionali. Da qui nasce una protesta, che ancora va avanti nonostante i primi sgomberi: silenziosa e pacifica, parla attraverso delle scritte eloquenti: «Vogliamo solo passare» e ancora: «Dove sono i nostri diritti umani?». Qualcuno, nonostante la resistenza è stato allontanato, altri sono letteralmente inavvicinabili: sugli scogli, minacciano di gettarsi in mare.


Ad intralciare ulteriormente la strada di queste persone c’è l’accordo di Dublino sui richiedenti asilo, che impedisce di presentare una domanda di asilo in più di uno stato membro, prevedendo così che la domanda la esamini lo Stato dove il richiedente ha fatto ingresso nell’Unione. Logica conseguenza: se voglio andare in Francia, non posso farmi identificare in Italia, altrimenti la richiesta d’asilo è valida solo in Italia. La Francia, dal canto suo, non fa nulla per eliminare l’empasse, e oltre a chiudere e sigillare la frontiera, dichiara tramite il suo ministro dell’interno Bernard Cazeneuve: “da qui i migranti non passano, se ne occupi l'Italia", come se stessimo parlando di pacchi e non di persone.


Come se non bastasse poi, ad alimentare la bufera sull’immigrazione ci ha pensato il ministro degli esteri ungherese, Peter Szijjarto, che ha dichiarato: "costruiremo un muro ai confini con la Serbia per tenere fuori i migranti". Sì, avete capito bene, un muro alto 4 metri lungo tutti i 175 chilometri di frontiera con la Serbia, per fermare il flusso degli immigrati clandestini. "L'immigrazione – continua il ministro - è uno dei problemi più seri che affronta oggi l’Ungheria e noi non possiamo aspettare l'Unione europea".


L’Europa si sente sotto assedio
, eppure stando alle cifre che Bernand Guetta riporta sulle pagine di "Internazionale", il nostro continente è quello toccato meno, in proporzione, dai flussi migratori. Giusto per citare degli esempi infatti “il Libano ha 6 milioni di abitanti e accoglie oltre 1.2 milioni di rifugiati, la Giordania ha una popolazione di 8 milioni di abitanti e ne ospita 1.8. L’unione europea ha una popolazione di 500 milioni di abitanti e si considera in stato di assedio perché centomila migranti e richiedenti asilo hanno raggiunto le sue coste: un diciottesimo di quelli che sono arrivati in Turchia” Tra l’altro, sembra inutile e stucchevole ricordare ancora i motivi di queste fughe dai propri paesi: fame, guerra, povertà e dittature.


Papa Francesco e la Chiesa
, che ora sembrano davvero l’unica voce fuori dal coro, continuano, senza sosta, a combattere la battaglia dell’accoglienza e del rispetto, provando a toccare le corde della sensibilità umana. Il pontefice, nell’udienza di mercoledì, ha ricordato infatti come sabato prossimo ricorrerà la Giornata mondiale del rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite. “Preghiamo per tanti fratelli e sorelle che cercando rifugio lontano dalla loro terra, che cercano una casa dove poter vivere senza timore, perché siano sempre rispettati nella loro dignità". Il Papa ha chiesto “Perdono per chi respinge questi fratelli”. Situazione che fa davvero riflettere: l’Europa, con la sua forte e lunga tradizione cristiana, sta forse dimenticando cosa vuol dire carità, compassione e accoglienza. Confini, barriere, muri. Non solo fisici. Davvero la storia non ci ha insegnato nulla?

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