sabato 20 aprile 2024
Perché il gender ci aiuta a capire gli uomini e le donne
di Giusy Arcella
Riflessioni sull'omosessualità e sull'omofobia, a partire da un documento dell'associazione italiana di psicologia
8 agosto 2015

Nell'ultimo periodo, in Italia, si discute molto del cosiddetto "gender". Questo nome è stato introdotto da gran parte del mondo politico e religioso per parlare e sostenere la diversità tra uomo e donna. Si può parlare, invece, di studi di genere effettuati da anni da parte delle maggiori università internazionali basate su dati scientifici, favorendo la comunicazione fra diverse discipline, che cercano di cogliere i vari aspetti della vita umana: dall’origine dell’identità al rapporto tra persona e contesto socio-culturale in cui vive. Tali ricerche sono nate in America nell’ambito di studi culturali tra gli anni '70 e '80 iniziando a diffondersi in Europa negli anni '80.

Il sesso e l'identità. Questi studi affermano l’esistenza di un sesso biologico, che però da solo non basta a determinare la nostra identità, che è una realtà dinamica ed estremamente complessa, costituita dall’interazione tra sesso, genere, orientamento sessuale e ruolo di genere. Nello specifico:
- sesso biologico è l'apparato biologico (determinato dai cromosomi sessuali, da ormoni, dai genitali esterni e interni) assegnato dalla nascita;
- identità sessuale: è la percezione che l'individuo ha di sè come uomo o donna e che a volte non corrisponde al proprio sesso e si stabilisce nella prima infanzia (disforia di genere);
- orientamento sessuale: è l'attrazione affettiva verso individui dello stesso sesso, del sesso opposto o di entrambi;
- ruolo di genere: si riferisce alle aspettative e ruoli su come l'uomo e la donna dovrebbero comportarsi in un dato contesto storico-culturale.

Cosa è l'omosessualità. Il Direttivo dell'Associazione Italiana di Psicologia (AIP) ha approvato un documento intitolato "Sulla rilevanza scientifica degli studi di genere e orientamento sessuale e sulla loro diffusione nei contesti scolastici italiani" . L'AIP ritiene opportuno intervenire sul dibattito nazionale che sta toccando i temi della diffusione degli studi di genere e orientamento sessuale nelle scuole italiane e per chiarire l'inconsistenza scientifica del concetto di "ideologia del gender". Le evidenze empiriche raggiunte da questi studi mostrano che il sessismo, l'omofobia, il pregiudizio e gli stereotipi di genere sono appresi sin dai primi anni di vita e sono trasmessi attraverso la socializzazione, le pratiche educative, il linguaggio, la comunicazione mediatica, le norme sociali. Il contributo scientifico di questi studi si affianca a quanto già riconosciuto, da più di quarant'anni, da tutte le associazioni internazionali, scientifiche e professionali, che promuovono la salute mentale (tra queste, l'American Psychological Association, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, ecc.), le quali hanno eliminato l'omosessualità dalla categoria delle malattie, ribadendo una concezione dell'omosessualità come variante normale non patologica della sessualità umana.

Il documento dell’Associazione Psichiatrica Americana (APA), che dichiarava questa modifica, affermava: “L’omosessualità in sé non implica un deterioramento nel giudizio, nell’adattamento, nel valore o nelle generali abilità sociali o motivazionali di un individuo”.


Le conseguenze dell'omofobia. Nonostante queste dichiarazioni e prese di posizioni, sono tutt’oggi presenti pregiudizi contro gli omosessuali, vittime dell’omofobia. A causa dell’omofobia e dell’eterosessismo, infatti, la persona omosessuale, fin dall’adolescenza può sperimentare sensazioni di diversità e di sofferenza emotiva, che la spingono verso l’isolamento sociale e che le impediscono di venire allo scoperto. In alcuni casi, però, l’omofobia può causare un disagio tale da far insorgere e stabilizzare vere e proprie psicopatologie.

Questo per alcuni studiosi creerebbe un ambiente sociale stressante, tanto da favorire lo sviluppo di problemi psicologici. I fattori da considerare, i quali contribuiscono a creare tale ambiente, sono:

- gli eventi dove si è vittima del pregiudizio, spesso luogo di discriminazione e violenze,

- la convinzione di ricevere un rifiuto dagli altri,

- il nascondersi,

- le modalità di fronteggiamento dell’omosessualità stessa ed il supporto sociale.

Sul perché e sul come si diventi omosessuale ci sono molte teorie, ma nonostante ciò, non esiste ancora uno studio scientifico o un’ipotesi ufficiale che possa, con assoluta certezza, spiegare il perché una persona diventi omosessuale o eterosessuale. L’unico punto fermo e certo è che l’omosessualità non è una malattia, ma una variante della sessualità che si connota con il desiderio di amare, desiderare, autoidentificarsi con persone dello stesso sesso.

La disforia di genere. Tenendo conto del "Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders 5" (DSM 5), viene invece considerato un disturbo quando la persona vive con sofferenza e disadattamento l'incongruenza tra il genere desiderato e quello biologicamente assegnato ricorrendo a trattamenti ormonali e/o chirurgici. Stiamo parlando della Disforia di Genere.


Perché parlarne a scuola. A questo punto la domanda da porre è: qual è il vantaggio e svantaggio dell’informazione nelle scuole sugli studi di genere?

Il vantaggio sarebbero la riduzione, a livello individuale e sociale, dei pregiudizi e delle discriminazioni basati sul genere e l'orientamento sessuale, evitando inoltre atti di bullismo che possono portare all’esclusione, contribuendo invece a sviluppare atteggiamenti rispettosi ed accoglienti che favoriscono la costruzione di società eque.

Il rischio invece potrebbe essere una confusione, se non affrontata nel modo giusto, sulla propria identità, oppure andare contro il credo religioso, che considera la coppia naturale formata da uomo e donna.

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