giovedì 25 aprile 2024
La famiglia è forte. Senza di essa la società è massa informe
di Adjovi Pascaline Affognon
Nonostante tutte le sue fragilità, la famiglia resta un punto di riferimento indispensabile per costruire comunità. Intervista alla sociologa Giulia Paola Di Nicola
27 ottobre 2015

Quest’anno la prolusione di apertura del nuovo anno accademico all'Università Pontificia Salesiana è stata tenuta da Giulia Paola di Nicola e da Attilio Danese. Tema della riflessione: "La famiglia oggi tra sfide e risorse". Abbiamo colto l’occasione per fare alcune domande Giulia Paola Di Nicola, docente di sociologia presso l’università di Teramo e attualmente di sociologia della famiglia all’Università di Chieti.


Lei è sociologa della famiglia, quali sono le sfide per la famiglia nel contesto socio-culturale attuale?

«Sono tante. Anzitutto la fragilità dei rapporti: il concetto di fedeltà è messo in crisi dal fatto che tutto ciò che è nuovo è sempre migliore di quello precedente. E quindi, cambiare, sperimentare, provare…, è una mobilità continua che fa anche perdere la propria identità. Questo è un aspetto. Poi il continuo richiamo del sesso che i mass media fanno, certamente non facilita la fedeltà, anzi stimola la fantasia e provoca quello che Giovanni Paolo II chiamava l’adulterio del cuore. Questo tocca anche le famiglie belle che, purtroppo, piano piano si disgregano in quest’alternativa che coccolano con l’immaginazione e il cervello, allontanandosi dall’unità di coppia. E poi anche le forme di consumismo, le forme eccessive di educazione, il laisser faire ai figli, senza orientamenti e senza regole: ad esempio riguardo l’uso di internet, di telefonini... I genitori non danno delle regole nella maggioranza dei casi e quindi questi ragazzi, che avrebbero bisogno di essere amati e curati, seguono quello che è l’ideale dei compagni e dei mass media. Il ruolo educativo dei genitori andrebbe molto rinforzato per potere avere poi dei cittadini maturi, responsabili, e quindi anche degli sposi, dei padri e delle madri di famiglia consapevoli del loro compito».


Lei si occupa anche delle problematiche relative alle scienze del matrimonio. In quale modo la famiglia costituisce una risorsa nonostante le difficoltà che essa affronta oggi?

«È fortissima la famiglia! Senza la famiglia la società sarebbe una massa. E la massa è formata da tanti individui che non sono in rapporto tra di loro e sui quali il potere può fare quello che vuole. È la famiglia che crea un’alternativa, perché crea una unità, una piccola comunità. L’essere umano è fatto per vivere insieme e costruire insieme delle comunità. Al di là di individui da una parte (individualismo) e la massa dall’altra parte (collettivismo), la famiglia è un baluardo».

La teoria del gender è una ideologia che va contro la vocazione e la missione della famiglia, come sociologa e cristiana cosa ne pensa?

«La teoria del gender è nata perché l’idea di maschio e femmina è stata molto caricata di pregiudizi. Per esempio, una donna un tempo non poteva fare questo o quello, la donna era fatta solo per i figli e per la casa. I maschi non potevano piangere, ma devono fare la guerra. Tutto questo ha creato un rifiuto di questi stereotipi che, nelle persone un po’ confuse mentalmente, significa mescolare tutto. È fare gender neutro. La soluzione non è nell’imporre un modello di femminilità o di maschilità. Bisogna trovare uomini e donne attraenti che riescono ad essere per le nuove generazioni un modello da imitare. Uno deve sentire bene di essere donna o di essere uomo. È difficile contrastare con gli scritti e i congressi le grandi lobby che stanno dietro la teoria del gender, perché sono molto forti e noi siamo sempre un piccolo gregge. Quindi dobbiamo agire sulla testimonianza, la formazione, e sulla via della bellezza. Uno deve vedere una donna bella, di cui piace come si comporta, per ritrovarsi in quel modello e viceversa».


La questione migratoria è preoccupante. Quali sono le difficoltà che essa pone alla famiglia e alla società di oggi?

«La questione migratoria è molto complessa. Non si può dire sono pro o sono contro, sarebbe troppo semplicistico. Per la famiglia è una sfida, perché le migrazioni che vengono dall’Africa sono soprattutto musulmane e propongono un modello di famiglia diverso; ma nello stesso tempo, facendo molti figli, fra un tot di anni saranno superiori a noi di numero; e siccome da noi in democrazia la maggioranza vince, loro vinceranno. Dobbiamo quindi essere attenti da una parte a rispettare e dall’altra a educare coloro che vengono, se vogliono restare, secondo i principi della nostra tradizione, della nostra Costituzione e della nostra religione, perché siamo cristiani da 2000 anni. L’integrazione è necessaria per evitare la guerra e il conflitto».


A partire della sua esperienza di coppia, cosa aiuta a consolidare la famiglia?

«Per essere persone che vogliono vivere la famiglia, che hanno degli ideali, la fede è di aiuto. Gesù in mezzo a noi è la nostra unità, è la nostra risorsa come a Cana, quando il vino è mancato. La diversità è una realtà nelle coppie, nelle famiglie. Non bisogno pensare al matrimonio nel senso ottimistico “tutto andrà bene”. Il matrimonio è un laboratorio dove costruire l’unità tra moglie e marito».


Un'ultima parola.

«Un invito a lavorare per la famiglia, perché se noi formiamo delle belle famiglie, salveremo la società. Senza la formazione e l’educazione, avremo delle strutture senza anima».

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