venerdì 26 aprile 2024
Crescere non è sinonimo di dimenticare
di Ermanno Giuca
La produzione italo-francese diretta da Osborne porta sul grande schermo il celebre racconto di Antonine de Saint-Exupéry. E ne scrive un inedito capitolo fatto di animazione e poesia
2 gennaio 2016
Gli appassionati del celebre libro di Antonine de Saint-Exupéry non resteranno delusi. “Il Piccolo Principe”, portato sul grande schermo dal regista Mark Osborne, è qualcosa in più di un semplice adattamento cinematografico tanto che allo spettatore sembrerà di leggere l’ultimo (inedito) capitolo della storia.

Una produzione italo-francese (Onyx Films, Orange Studio) che in scenografia e animazione sembra aver battuto le sorelle Pixar e Dreamworks, aiutata anche da un soggetto pluri-tradotto in tutto il mondo. Osborne che già per Dreamworks è stato regista di  Kung Fu Panda, stavolta racconta la storia della piccola Prodigy, figlia di una donna in carriera che le pianifica scrupolosamente gli studi e le relazioni; la sua più grande ambizione è vedere Prodigy ammessa alla prestigiosa Accademia Werth specializzata nel formare i manager del futuro. Loro vicino di casa è un anziano aviatore che vuole convincere a tutti i costi Prodigy a leggere la sua bizzarra storia, scritta e disegnata su più pagine. Dopo una resistenza iniziale la ragazzina incuriosita si fa catturare dal racconto, vivendo un’avventura interspaziale.

Due le tecniche di animazione utilizzate per realizzare i personaggi: la CGI (Computer-generated imagery) per gli episodi della vita di Prodigy mentre l’utilizzo dello Stop Motion ha reso vivi i protagonisti disegnati nel racconto di Antonine de Saint-Exupéry. Non è da meno la colonna sonora realizzata dal premio oscar Hans Zimmer. Ricco anche il partère dei doppiatori italiani tra i quali compaiono gli attori Toni Servillo, Stefano Accorsi, Alessandro Gassman, Alessandro Siani, Pif e Paola Cortellesi.

Che “l’essenziale è invisibile agli occhi” il regista lo sa bene ecco perché sceglie di raccontare solo in parte le vicende e i viaggi del noto “Piccolo Principe”. Preferisce invece dar spazio ai sentimenti provati dai suoi protagonisti (l’aviatore, la rosa, la volpe, il serpente) facendoli sperimentare ad una bambina contemporanea che, terminata la storia, si troverà davanti ad un umile e triste spazzacamino di nome Mr. Prince. Ma guardando le stelle ritroverà ciò che avevo perso perchè “il problema non è diventare grandi ma dimenticare”.




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