giovedì 25 aprile 2024
La misericordia ha tanti volti, ma crea unità
di Adjovi Pascaline Affognon
Impressioni e pensieri raccolti durante il giubileo della Comunità Salesiana dell'Università Pontificia Salesiana
23 marzo 2016

Il 9 marzo scorso si è celebrato il giubileo della Comunità dell'Università Pontificia Salesiana, dedicato ai "Volti della Misericordia". Abbiamo raccolto alcune impressioni tra i partecipanti.


Quali sono le tue emozioni in questa mattinata?

«Una forte emozione di interculturalità, questa capacità di unità per fare un cammino insieme». (Alessandro, italiano, Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale) .

«Questo Giubileo mi trasmette diverse emozioni. Nonostante tutti i fatti che sono successi a causa dell’Isis, della guerra, della violenza, del terrorismo, abbiamo vissuto un momento per unire i popoli, per convergere verso la pace comune, verso una riflessione comune, verso l’amore e l’accoglienza delle varie popolazioni». (Maria, italiana, Scienze dell'Educazione).

«Una mattina moto intensa, difficile da esprimere. Mi sento chiamata e richiamata, non ritengo conclusa l’esperienza di questa mattinata. La paragono a un viaggio. Questa mattina abbiamo fatto un viaggio, uno di quei viaggi che non puoi fare mai da solo, perché avevamo guide per luoghi molto diversi (Ingiustizia, Miseria, Accoglienza). Tutti questi viaggi mi hanno fatto sentire una forte chiamata» (Marta, slovena, Scienze dell'educazione).

«La misericordia non è una cosa teorica, non è una cosa applicabile forse soltanto a Gesù. Tante volte nella Bibbia o in tanti documenti si dice che dobbiamo essere misericordiosi, ma con le testimonianze di questa mattina, ci siamo resi conto della parte concreta che implica la misericordia. Una cosa che si concretizza ogni giorno. Vedere i volti che la misericordia assume per me è una cosa bella, mi riempie e mi da coraggio e nello stesso tempo mi interroga. Che cosa posso fare io?» (Monica, brasiliana, Facoltà di Teologia)

«Sento gioia, perché mi piace tanto andare alle feste per incontrare le persone, soprattutto nella nostra Università per incontrare studenti delle altre facoltà. Il tema è bello, mi piace tanto» (Walter, Facoltà di Scienze della Comunicazione). 

«Questa mattinata mi sembra piena di emozioni, perché è stata pensata in modo intelligente, cioè dando spazio alle persone che vivono ogni giorno le opere di misericordia e quindi ci insegnano che esistono interpretazioni molto moderne, molto profetiche di quelle opere di misericordia che siamo abituati a considerare in modo tradizionale. Credo che confrontarsi con delle esperienze sia fondamentale e ci apra delle nuove prospettive. Ci sono persone che fanno cose che a noi sembrano impossibili e invece evidentemente sono possibili perché loro le fanno». (Paola, italiana, Facoltà di Scienze della Comunicazione).


Qual è l’ immagine a cui potresti collegare questo vissuto del Giubileo?

«All'immagine di tante persone di culture diverse che camminano insieme» (Alessandro).

«Un’immagine di misericordia, di comprendere anche ciò che non è facilmente comprensibile, quindi di unire le proprie energie per  seguire realmente l’esempio di Dio misericordioso verso di noi» (Maria).

«Un pellegrinaggio fatto a piedi. Non sul treno, perché non mi sento portata da una cosa che va avanti senza di me e sulla quale non ho nessun controllo. L’immagine del treno per me è troppo veloce; preferisco l’immagine di un cammino, con i passi lenti  e forse anche incerti, sul sentiero, nelle montagne…» (Marta).

«Una casa in cui ci entriamo tutti, abitata da tutti, in cui ognuno compie il suo dovere, ma insieme. Uno fa il pranzo, l’altro pulisce, monta le finestre... Tutte cose diverse, e ognuno sa fare qualcosa. Questo però richiede implicarsi, impegnarsi» (Monica).

«L’immagine che mi viene in mente è quella di incontro. Misericordia come incontro con gli altri. Penso a un circolo in cui ci siamo tutti». (Walter)

«Papa Francesco usa spesso la parola tenerezza. L’immagine che a me viene in mente è quella del Padre o della Madre che si preoccupa e si occupa dei propri figli. E lo fa in molti modi diversi, a volte abbracciandoli, a volte festeggiandoli, a volte  sgridandoli, a volte anche arrabbiandosi però cercando di tenere aperta una comunicazione, un dialogo, ed essendo sempre pronto a chiudere tutto con un abbraccio finale. Nelle persone, che oggi abbiamo ascoltato, vedo questo sforzo. Ognuno con un carattere diverso, ognuno un approccio diverso ai problemi però trovo che tutti hanno questa capacità di tenerezza in confronto degli altri, cioè questa disponibilità a trovare il modo di affrontare insieme le situazioni e poi alla fine abbracciarsi». (Paola).


Al Giubileo ha partecipato un gruppo di ragazzi migranti, accolti nel Centro residenziale “La Pergola” di Cisterna di Latina, che hanno cantato e ballato, offrendo ai partecipanti voci, danze e sorriso.  «Mi sento molto contento, felice di essere qui con voi oggi», ha detto uno di loro, l'egiziano Nadir ASSAR. L'immagine a cui ha ricollegato l'esperienza che stava vivendo è quella della famiglia: «Siamo come una famiglia in cui viviamo nello stesso modo. Voi siete contenti perché siamo venuti e noi siamo molto felici, Per me questa esperienza è famiglia».





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