La tecnologia da qualche anno a questa parte si sta evolvendo in modo esponenziale, inserendosi sempre più in ogni aspetto della nostra vita e mutandolo profondamente. Uno dei pochi strumenti che fino ad ora sembra aver resistito all'onda d'urto tecnologica è il libro, che nonostante la veneranda età dà l'impressione di essere ancora nel fiore degli anni. Il libro digitale infatti al momento non è ancora riuscito a soppiantare il suo gemello cartaceo, ma per comprendere meglio ciò di cui parliamo siamo andati ad intervistare il professor Giulio Perrone, docente di editoria presso l'Università Pontificia Salesiana ed editore dal 2005.
L’ebook è il segnale di una rivoluzione digitale nel campo dell'editoria?
«Credo che l’ebook sia uno strumento interessante, ma non che a stretto giro possa arrivare a sostituire il libro cartaceo. In Italia è un mercato che si aggira al 5%, non di più. E anche negli Stati Uniti si aggira solo intorno al 25%. Sicuramente è una possibilità in più da affiancare al cartaceo.»
E i giovani non sono attratti dall'ebook?
«Non mi sembra. Anche per lo studio nelle scuole mi sembra che i ragazzi amino ancora il libro cartaceo».
Dal punto di vista editoriale rende più vendere online o il cartaceo?
«La vendita online è molto importante, ma anche per i cartacei. Amazon e Ibs continuano a vendere soprattutto il cartaceo. L’ebook che dovrebbe entrare in altri canali, come l’Apple Store, in realtà non sta ancora dando quei risultati che si speravano. È anche vero che partivamo da zero, quindi è un mercato che ha bisogno di tempo per assestarsi»
Stiamo perdendo l’abitudine alla carta?
«Secondo me no, perché l’aspetto della familiarità con l’oggetto è essenziale. Se un bambino nasce in una famiglia con molti libri presenti, è difficile che non sia un lettore. Quante volte si vedono bambini accanto alla mamma e al papà che leggono? È una familiarità importante. D’altra parte anche l'aspetto tecnologico è importante, ma ha delle ricadute importanti sulla gestione della didattica. Già ora c’è il problema dei telefoni e dei tablet e del fatto che gli studenti facciano poca fatica nello studio, perché troppo aiutati dai supporti. Una volta la scuola allenava di più la capacità di ognuno di scrivere».
Le case editrici favoriscono la vendita degli ebook?
«Dipende dalle case editrici. Alcuni fanno una politica sugli ebook molto aggressiva, tipo quelli che vanno fuori con lo 0,99, quasi imponendo l’ebook al posto del cartaceo. Però il costo di molti ebook è ancora alto,perché secondo me molti editori non hanno l’interesse che l’ebook conquisti il mercato. Basti vedere che tante case editrici sono proprietarie di librerie, catene e produzioni e se il mercato si spostasse completamente sul digitale avrebbero seri problemi».
Cosa dobbiamo aspettarci da qui ai prossimi 30 anni?
«È
difficile da dire, anche perché dell’ebook non si parla da un anno
o due ma da prima che facessi l’editore. Allora c’era chi diceva
che avrebbe sostituito il libro. Oggi è elaborato, consente una
facilità di lettura forse anche migliore rispetto al cartaceo, però
il digitale non ha ancora distrutto il settore, come invece è
accaduto nel caso della musica. Dopotutto se abbiamo il problema che
non si vendono più libri, perché dovremmo preoccuparci del fatto che
qualcuno potrebbe aver bisogno di 20 ebook?»