«È vero, qui si fa festa, ma la gente è depressa e scarica. Vieni a ballare, compare, nei campi di pomodori».
Caparezza
La Puglia dispiega ai turisti ignari una varietà di feste di paese e sagre da far invidia a molte altre regioni. Il momento della festa non è da sottovalutare, sia come recupero di cerimonie perdute sia come espressione di semplice divertimento comunitario.
La festa, soprattutto di paese, soprattutto al Sud, è un momento collettivo che racconta i cambiamenti sociali. La festa di paese è legata ai cambiamenti di stagione, al contesto sociale, all’età dei partecipanti. Le sagre invece sono eventi che costellano le stagioni per dar loro un ritmo che spezzi quello urbano a cui siamo abituati. La descrizione che segue riguarda due feste tipiche che si svolgono in Puglia tra maggio e agosto: la Festa di San Nicola di Bari e la Festa della Taranta a Melpignano.
Il 7, l’8 e il 9 Maggio si svolge, come ogni anno a Bari, la Festa di San Nicola, detto anche “Sanda Nicòle” in gergo dialettale, la festa madre per tutti i baresi. Di solito si divide in due tronconi: la festa religiosa, con riti e celebrazioni per le chiese di Bari Vecchia, e la festa “laica”, con il corteo storico e la caravella, la statua del Santo che “va pe’ mare”.
Centinaia, migliaia di baresi si riversano per il Corso e sul lungomare, per l’occasione chiuso al traffico, a passeggiare fra le bancarelle, per assistere agli spettacoli pirotecnici, gustare la carne arrosto e altri tipi di leccornie elargite dai titolari di improvvisati chioschi più o meno abusivi.
In questi tre giorni di festa si dispiega varia umanità. Osserviamo le varie tipologie:
1. La mamma col passeggino: la folla che si riversa in strada arriva in alcuni tratti a una densità per metro quadrato di certi autobus all’ora di punta. In queste condizioni le mamme col passeggino sfidano e preparano i bambini per quando frequenteranno in futuro le feste paesane, se ci saranno ancora.
2. I ragazzi sul motorino: ovviamente senza casco. Si tratta di ragazzi dall’aria baldanzosa, che nonostante le proibitive condizioni si infilano tra una comitiva e l’altra, rischiando di investire interi gruppi come una boccia da bowling quando fa strike.
3. La famiglia al completo: una famiglia di 40 o 50 persone, completa di zii, nonne, bambini urlanti armati di zucchero filato e genitori che cercano di tenere unito il gregge. Avanzano compatti a velocità minima.
Altra cosa è la Notte della Taranta che si svolge Melpignano, in provincia di Lecce. Un Concertone più adatto ai giovanissimi, che attira ogni anno almeno centomila spettatori e che punta sull’innovazione musicale e sulla diffusione delle tradizioni pugliesi.
La Taranta è una musica popolare tipica della penisola salentina; si chiama “taranta” perché coloro che la ballano sembrano essere “tarantolati”, cioè morsi da una tarantola. Si tratta di una musica “povera”, una specie di tarantella veloce, eseguita con tamburelli, nacchere e una o più voci.
Dalla fine degli anni ’90 il festival si snoda fra i comuni della provincia di Lecce e della Grecìa salentina, e culmina nel mega-concerto di agosto a Melpignano. I racconti del passato spiegano come la danza rappresenti un momento terapeutico e di guarigione per la comunità contadina e oggi anche per quella cittadina. Negli ultimi anni questa rassegna ha trovato estimatori prestigiosi anche all’estero, musicisti di livello anche internazionale, come Daniele Sepe, Ambrogio Sparagna, Mauro Pagani, Stewart Copeland (ex batterista dei Police), Goran Bregovic.
Qui i personaggi più tipici sono:
1. I ballerini semi-professionisti e i musicisti: esprimono la loro competenza nell’arte della danza volteggiando e seguendo il ritmo con tamburi e nacchere.
2. Il gruppo di ragazzi: più o meno simili alla famiglia di cui sopra, con la differenza che questi avanzano in ordine sparso e senza una meta, con la spensieratezza della loro giovane età e con un bicchiere di birra in mano.
3 . I venditori di bevande: oscuri personaggi che spuntano misteriosamente come funghi all’inizio della festa, armati di frigoriferi portatili, in cui stipano bottiglie di birra e lattine di coca-cola. I vigili sorvegliano, ma non chiedono di mostrare alcuna licenza. Alla fine della festa, questi oscuri personaggi, altrettanto misteriosamente spariscono, rientrando nell’anonimato.
La nuova identità della festa, rivolta perlopiù al turismo di massa, è però un prodotto culturale “riconfezionato” sulle specificità dei consumi territoriali. Cercando di rendere la festa fruibile a un pubblico vasto ma comunque legato ai caratteri di quel territorio, la festa diventa “festa-simbolo”, luogo di rappresentazione, piazza. Se avete perso queste Feste non c’è da preoccuparsi però: l’anno prossimo torneranno esattamente uguali a quelle di quest’anno e saranno animate dagli stessi personaggi.