Il 13 ottobre la Camera dei Deputati ha approvato la nuova legge sulla cittadinanza. Come è solito fare, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha informato l’Italia “social” proprio con un tweet: “le riforme si fanno, l’Italia cambia”. I 310 voti favorevoli hanno sollevato le polemiche di tutta l’opposizione (66 voti contrari, tra cui Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia e 83 astenuti tra cui il M5S), che ha protestato urlando “Vergogna!”, mentre i colleghi deputati del Pd applaudivano.
La riforma dice addio allo ius sanguinis, che fino a qualche giorno fa costituiva l’unico requisito per ottenere la cittadinanza italiana, per far spazio allo ius soli temperato e allo ius culturae. Lo ius sanguinis è un termine giuridico che indica l’acquisizione della cittadinanza di un determinato territorio per il fatto della nascita da un genitore in possesso della stessa cittadinanza. Per ius soli si intende, invece, l'acquisizione della cittadinanza per il fatto di nascere nel territorio dello Stato, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori. Lo ius soli temperato:
- Fa acquisire la cittadinanza per nascita al minore nato da genitori stranieri, in possesso di un permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, previa dichiarazione di volontà espressa dei genitori (o di chi ha la responsabilità genitoriale), da presentare presso l’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza del minore entro il compimento della maggiore età;
- Qualora il genitore non renda questa dichiarazione, l’interessato può farne richiesta entro i due anni immediatamente successivi al raggiungimento della maggiore età;
- Relativamente allo ius soli previsto dalle norme vigenti, lo straniero nato e residente in Italia per almeno 18 anni legalmente, senza interruzioni, dovrà attendere non più un anno, bensì due, per vedersi riconosciuta la cittadinanza italiana.
- Al minore straniero nato in Italia oppure entrato nel paese entro il compimento del dodicesimo anno di età;
- Che abbia frequentato per almeno 5 anni scuole o istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione, percorsi di istruzione e formazione professionali triennali o quadriennali;
- Anche in questo caso la richiesta deve essere avanzata dal genitore, cui è richiesta la residenza legale (la quale deve rispettare requisiti di abitabilità) e dimostrare di essere in possesso di un determinato livello di reddito annuo. La richiesta di cittadinanza può essere anche avanzata dall’ interessato entro i due anni dal raggiungimento della maggiore età.
«Si parla di cittadinanza, ma è un'altra
truffa semantica del governo e del Pd», così si sfogano i membri M5S della Commissione Affari costituzionali
alla Camera dopo l'approvazione. «Basti pensare che la legge appena approvata
sarà applicabile a circa 127mila persone su una base di 5 milioni di migranti
che vivono in Italia». Oltre a questa
accusa, l’opposizione ritiene che la legge rafforzi la diversità tra cittadini
e stranieri e generi solamente caos normativo, poiché la riforma non è
retroattiva, quindi per coloro i quali hanno superato la soglia dei 20 anni
vige la vecchia legislazione, per cui si dovrà pagare 200 euro per ogni
pratica.
Dall’altra parte, la maggioranza si ritiene soddisfatta e a tal proposito il Presidente della Camera Laura Boldrini sottolinea la forza politica del governo e smentisce le accuse, affermando che con l’approvazione di questa legge «Montecitorio fa cadere la barriera che per troppo tempo ha tenuto separati tanti giovani e giovanissimi nuovi italiani dai loro compagni di scuola e di gioco». Anche il Ministro della Giustizia Andrea Orlando si dice fiducioso per una rapida approvazione del testo anche al Senato e aggiunge: «il Governo sta creando un percorso di reale integrazione, costruendo un paese più forte, solidale, capace di guardare al futuro con fiducia e ottimismo. L'Italia è un grande paese che per troppo tempo ha smarrito il senso di questa missione».
L’ISTAT però ha pubblicato i risultati dell’indagine demografica dalla quale emerge che la popolazione straniera residente in Italia, al 1° gennaio 2015, ammonta a 5.014.437 e i minori stranieri presenti sul territorio, di età compresa tra 0 e 18 anni, sono 1.085.274. La non retroattività della legge, però, qualora non venisse modificata, lascerebbe per ora esclusi dal nuovo regime normativo oltre 950.000 minori stranieri. Il testo ora passerà al vaglio del Senato, prima di convertirsi definitivamente in legge.
Molte rimangono le perplessità, soprattutto di quei
partiti strettamente legati ad un’idea di cittadinanza nazionale e
nazionalista, che tendono a difendere una sola ed unica cultura italiana. A
questa posizione si contrappone quella di coloro i quali guardano ad una cittadinanza multiculturale e
aperta ai cambiamenti del mondo circostante, in un contesto di rispetto e
convivenza civile.
Mentre da un lato la legge fa emergere e rafforza pericolosi
estremismi nazionalisti, dall’altro preoccupa la possibile influenza dell’
Unione Europea, che si celerebbe dietro i banchi, e quindi le politiche, che
riguardano il nostro Paese.
Photo Credits: Ermanno Giuca