sabato 7 dicembre 2024
La musica che travolge e denuncia la violenza
di Giulia Arpino
Intervista al gruppo romano al femminile “ON THE ROADS”: cinque ragazze giovanissime, insieme da quattro anni
17 maggio 2020

Cosa unisce 5 giovanissime ragazze? La passione per la musica, il desiderio di trasmettere emozioni e di proclamare la libertà dei diritti. Queste sono le On the Roads, il gruppo romano composto da sole ragazze che amano esibirsi nei locali notturni della capitale. Una serie di coincidenze hanno infatti permesso che Alba, Celeste, Giorgia, Maria Vittoria e Silvia si incontrassero e formassero un po' per volta questo quintetto esplosivo, che fra pochi giorni compirà 4 anni.

Come vi siete conosciute e come è nata l’idea di creare un gruppo? e come mai avete scelto proprio il nome “On The Roads”?

«L'idea è nata un po' per caso, principalmente ci ha unito la voglia di fare musica e divertirci. All'inizio eravamo solo in tre (due chitarre e una voce)», spiega Celeste, chitarrista, «poi lentamente ci siamo “completate” fino ad arrivare alla formazione odierna».

Continua Giorgia, la seconda chitarra: «Il nome è ispirato all'omonimo libro di Kerouac che per coincidenza Celeste stava leggendo in quel periodo. Il senso è che pur avendo cinque “strade” diverse, abbiamo scelto di percorrere insieme quella della musica. Perché “la strada è vita” (Kerouac)».

La musica, oltre ad essere una delle più antiche arti, avete detto che è un potente mezzo per comunicare: qual è il vostro messaggio? Attraverso la musica cosa volete trasmettere al vostro pubblico?

«Ci piace immaginare la musica come un mezzo che “trasporta” emozioni e sensazioni. Musica da sentire, da toccare! E questo è il principale obiettivo che ci poniamo quando scriviamo qualcosa di nuovo. Ciò che vogliamo è che il pubblico attraverso la nostra attenzione e lo studio di determinati suoni, parole, assonanze… percepisca perfettamente ciò che noi abbiamo provato al momento di ciò che raccontiamo. Desideriamo suscitare EMOZIONI, empatia, provocare una botta allo stomaco se è quello che abbiamo sentito noi. Raccontiamo semplici storie di vita quotidiana, in cui tutti si possono rispecchiare facilmente», riponde Alba, la voce del gruppo.

L'inedito “Free Man”, premiato ben due volte da “Play Music Stop Violence”, definito da voi stesse un inno alla libertà, al rispetto del prossimo e dei suoi diritti, tratta di alcuni temi molto attuali e toccanti come l’emigrazione e la violenza sulle donne: com’è nata questa canzone?

«Free Man è nata insieme a noi proprio per partecipare al concorso Play Music Stop Violence”. Abbiamo cercato di esprimere ciò che per noi rappresentava la violenza attraverso il racconto di storie diverse, che si uniscono nella comune ricerca di libertà che si traduce in FREEMAN. Ci siamo ispirate a fatti di cronaca realmente accaduti soprattutto in America contro le persone di colore, ma, ci piace ricordare che questa canzone non è l’unica a rappresentare una denuncia contro ogni forma violenza», dice Celeste. Un brano a noi caro è sicuramente “La donna ubriaca”, che coincide con la nostra maturazione artistica e, purtroppo, è nata dalla voglia di raccontare le molestie che una mia cara amica ha subito da parte di un ragazzo. Ho sentito la necessità di trasformare il suo, ma anche un po' il mio, rammarico e disagio in musica, in quanto mi sono trovata in mezzo alla situazione. È una canzone “ironica” e il titolo si riferisce ad una donna che beve per dimenticare, ma che parla proprio del mio vissuto e nasconde in sé la volontà di libertà e di denuncia di tutti i tipi di violenze, non solo quelle subite dalle donne».  

Cosa provate quando suonate? Penso ad un momento difficile come questo in cui siamo stati costretti a rimanere a casa… La musica vi aiuta ad estraniarvi dal mondo che ci circonda? Vi fa sentire libere, come la libertà che pronunciate nel vostro inedito?

«In realtà dipende: quando suono live mi piace sentire l'emozione forte, l'ansietta e il calore del pubblico, mi sento molto potente sul palco perché il pubblico in quel momento sta ascoltando solo me e il mio gruppo! Nei momenti in cui canto e suono da sola tutto diventa profondo, intimo, quasi idilliaco. Nei periodi difficili come questo sto vicina alla musica più che mai, non mi va di pensare ad altro e mi piace credere che qualsiasi cosa orribile accada almeno avrò la mia musica accanto, quindi si, in un certo senso mi fa sentire libera!», spiega Mavi, basso.

«Provo tante emozioni mentre suono, principalmente positive. La musica dona un senso di libertà, sia quando la si ascolta sia quando si suona. Credo sia la sensazione che più mi aiuti e quindi mi spinge a non abbandonare questo mondo», continua Silvia, la batterista.

«Se non avessi avuto la musica e la mia chitarra, questo periodo di lockdown sarebbe stato davvero insopportabile. Infatti, la musica riesce a proiettarmi in un mondo più leggero e libero, non facendomi mai sentire sola. La libertà “Free man” è un perfetto esempio di espressione di questo mondo», confida Giorgia.

«La musica mi aiuta a ''mettermi a nudo”, a conoscere meglio il mio stato d'animo, cosa sto provando, è come specchiarsi. In questa situazione la musica mi ha decisamente aiutato a sentirmi meno sola», dice invece Celeste.

Solitamente vi esibite in locali, ma con l’emergenza coronavirus, che ha messo a dura prova il mondo dello spettacolo, avete trovato modi alternativi per continuare a suonare insieme e intrattenere il vostro pubblico, come challenge e concerti da casa. Pensate che in un futuro la musica online e attraverso i social possa sostituire i concerti dal vivo?

«ASSOLUTAMENTE NO!» mi rispondono le ragazze in coro. «Streaming e live sono due mondi complementari, però l'uno non può sostituire l'altro. Non proverai mai le stesse emozioni che proveresti ad un concerto ascoltando la musica in cuffia. E pure per noi musicisti suonare da casa senza poter suonare effettivamente insieme e senza il calore del pubblico non è la stessa cosa». Conclude Alba: «La cosa che più preferisco della musica è proprio il fatto che anziché dividere, unisce. È un linguaggio universale che abbatte ogni differenza».

Grazie ragazze per il vostro tempo, speriamo di vederci presto in un locale per cantare e suonare insieme.

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