Durban. Corsa ad ostacoli per salvare il clima
Rush finale per rivedere il protocollo di Kyoto ma non basterà se i grandi non cedono, parola di P. MIke Deeb, inviato della Conferenza Episcopale del Sud Africa.
11 dicembre 2011

Padre Mike Deeb, presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale del Sudafrica, non ha dubbi: «La difesa dell’ambiente è stata messa in secondo piano dalla competizione politica ed economica tra Stati Uniti e Cina».
Il vertice di Durban sui cambiamenti climatici ha appena chiuso i battenti: la proposta europea è stata a lungo una delle poche viste sui tavoli dei negoziati, e parlava di un’intesa “volontaria” da firmare entro il 2015 e applicare dal 2020.
Si è lavorato affinché i negoziati proseguissero oltre il limite prefissato, per un accordo dell’ultimo momento, quasi come contentino per i tanti occhi puntati sulla città sudafricana.
Così è stato: un nuovo documento sul protocollo di Kyoto, denominato Kyoto2, è stato, infatti, sottoscritto in extremis e ,soprattutto, dovrà giocare il ruolo di ponte per un accordo globale. Nel "pacchetto Durban", approvato dalla Conferenza, appare il via libera all'operatività del "Fondo Verde" pensato per aiutare i paesi in via di sviluppo a sostenere le azioni contro il riscaldamento globale.
Le parole di Padre Deeb, però, ricordano una amara verità: «Le preoccupazioni dei paesi poveri sono lasciate da parte, magari con la scusa della crisi dell’euro e i rischi per l’economia».
La società civile al contrario ha dato segni concreti di speranza mostrando attenzione per i temi ambientali in queste due settimane. «È una prova importante – afferma padre Deeb – per la prossima battaglia contro i progetti nucleari del governo sudafricano».
Il vertice di Durban sui cambiamenti climatici ha appena chiuso i battenti: la proposta europea è stata a lungo una delle poche viste sui tavoli dei negoziati, e parlava di un’intesa “volontaria” da firmare entro il 2015 e applicare dal 2020.
Si è lavorato affinché i negoziati proseguissero oltre il limite prefissato, per un accordo dell’ultimo momento, quasi come contentino per i tanti occhi puntati sulla città sudafricana.
Così è stato: un nuovo documento sul protocollo di Kyoto, denominato Kyoto2, è stato, infatti, sottoscritto in extremis e ,soprattutto, dovrà giocare il ruolo di ponte per un accordo globale. Nel "pacchetto Durban", approvato dalla Conferenza, appare il via libera all'operatività del "Fondo Verde" pensato per aiutare i paesi in via di sviluppo a sostenere le azioni contro il riscaldamento globale.
Le parole di Padre Deeb, però, ricordano una amara verità: «Le preoccupazioni dei paesi poveri sono lasciate da parte, magari con la scusa della crisi dell’euro e i rischi per l’economia».
La società civile al contrario ha dato segni concreti di speranza mostrando attenzione per i temi ambientali in queste due settimane. «È una prova importante – afferma padre Deeb – per la prossima battaglia contro i progetti nucleari del governo sudafricano».
Se si affacciava all'orizzonte, nelle ultime ore, l'ipotesi peggiore, ossia che tutto lo sforzo e la pressione morale di tante vittime del peggioramento del clima, non avrebbero portato che ad un rinvio totale dell'assemblea al summit Onu del prossimo anno a Rio de Janeiro (Rio+20) sullo sviluppo sostenibile, così non è stato.
Rimangone pessimiste le voci di ambientalisti ed altri rappresentanti di piccole isole per i quali il testo non è abbastanza forte. Difficile, a detta loro, mantenere sotto i due gradi l'aumento della temperatura globale come indicato dagli scienziati, come termine per non arrivare a effetti catastrofici di non ritorno.
Rimangone pessimiste le voci di ambientalisti ed altri rappresentanti di piccole isole per i quali il testo non è abbastanza forte. Difficile, a detta loro, mantenere sotto i due gradi l'aumento della temperatura globale come indicato dagli scienziati, come termine per non arrivare a effetti catastrofici di non ritorno.
11 dicembre 2011


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