lunedì 5 maggio 2025
Il prezzo di uno scoop
di Gabriele Beltrami
Morire per regalare immagini dalla prima linea di una città in guerra. Un giovane appassionato e un po' incosciente ha terminato nel sangue la sua giovane carriera di fotoreporter.
24 dicembre 2013
17 anni, più o meno, questa l'età di Molhem Barakat, fotografo siriano indipendente, che da maggio scorso offriva alla celebre Agenzia Reuters il suo sguardo in prima linea nella battaglia di Aleppo, tra scatti di vita quotidiana, a fianco dei ribelli.

Così è stato fino a venerdì scorso, quando Molhem è stato ucciso durante un'azione di conquista della base militare legalista, situata all'interno dell'ospedale Al-Kindi, da parte di gruppi djihadisti.

Online si trovano gli scatti di quell'ultimo giorno della vita del giovane fotoreporter: immagini forti, crude, violente come solo la guerra "regala" a profusione. Certo, non è stato né il primo, né sarà l'ultimo, stando al conteggio che il Committee to Protect Journalists ha redatto e che conta ben 55 giornalisti uccisi nel paese dal 1992.

La morte di Molhem, però, solleva forti domande che attendono ancora una qualche risposta dal primo soggetto coinvolto, la Reuters stessa. Quanto vale una notizia? Quanto comunicare fatti e immagini di un paese in guerra può scegliere di contare su un minorenne, o giù di lì?

Chi ha conosciuto il giovane ucciso, nello specifico la giornalista britannica Hannah Lucinda Smith, lo ricorda in un articolo interessante e provocatorio dal titolo “Il mio amico, l'aspirante bomber suicida", rivelando che, nel 2012, non riuscendo ad unirsi ad un gruppo armato collegato con Al Qaeda in Siria, Molhem si era rivolto alla Reuters nella veste di freelance, venendo accettato.

A noi che cerchiamo di svolgere questo mestiere con correttezza e passione, resta l'amaro in bocca nel vedere, se definitivamente confermate dall'indagine in corso, ancora una volta emergere logiche del tutto estranee al servizio informativo proprio di un'agenzia di stampa. Al contempo vogliamo riconoscere la caparbietà, mista ad una coraggiosa incoscienza, del giovane Molhem che rimarrà, ci auguriamo, nella mente di chi si occupa di giornalismo e di chi sta cominciando a farlo.

24 dicembre 2013
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