venerdì 16 maggio 2025
Verità, bellezza ed emozioni a ritmo di rap
di Gabriele Beltrami
Routy ha tante parole che gli nascono dentro e il suo genere musicale gli permette di non perderne nessuna. I suoi testi stupiscono, soprattutto perché ha solo 21 anni
17 giugno 2013
Abbiamo incontrato Gianmaria Aletti, in arte Routy Miura, giovane rapper romano, studente presso la Pontificia Università Lateranense di Roma. Quello che colpisce, avendo avuto la possibilità di conoscerlo un po' più a lungo, sono la profondità e l'introspezione - tratti non comuni per ragazzi della sua età - che egli riversa nei brani che compone. La filosofia, la fede, le storie in cui si imbatte nella vita lo toccano nell'intimo, facendo "scattare" l'estro artistico, in un binomio di ritmo e di poesia, ingredienti base del genere rap, così popolare tra i giovani di oggi.

«Nasciamo soli, attraversiamo mari. Il freddo punge il viso, siamo visionari. Non ci vuole più la terra dove siamo nati: sopra a un barcone sotto al sole, no, non siamo uguali» (Casa mia, 2013) è questo solo uno degli ultimi versi composti da Gianmaria dopo aver conosciuto da vicino le storie di tanti disperati che, sognando un futuro migliore, hanno perso la vita tra le onde sulle carrette del mare.

Da piccolo, cosa volevi fare da grande?
Sinceramente non ho mai avuto un’idea precisa di quello che volessi fare da piccolo: c’era chi voleva fare il calciatore, chi il cantante, chi la ballerina...Io ero sempre molto indeciso su che cosa rispondere. Adesso non è che le cose siano cambiate molto; sono sempre parecchio indeciso al riguardo: l’unica cosa certa è che studio filosofia, faccio rime e vorrei trasmettere - attraverso l’una e le altre - verità, bellezza ed emozioni.

Il tuo primo libro letto e l'ultimo film visto?
Il primo libro letto credo che sia “lo Hobbit” di Tolkien. Non ricordo con precisione quelli precedenti, perché ero davvero molto piccolo quando lo lessi: avevo circa 10-11 anni. L’ultimo film visto è "Le vite degli altri" di Florian Henckel von Donnersmarck. Il cinema è una delle mie più grandi passioni, forse la più grande: nei miei testi, infatti, molto spesso mi ispiro ai film che vedo per rendere meglio alcuni concetti o alcune suggestioni.

Il rap... cos'è? 
La parola rap è un acronimo delle parole inglesi Rhythm And Poetry: quindi ritmo e poesia. Questa definizione da una parte esprime l’essenza stessa del Rap, in quanto è palese che il genere si fonda sulla musica e sulle rime, dall’altra non dice quasi nulla, poiché negli anni è come se il suo corso principale avesse generato tanti rami secondari che hanno preso tantissime direzioni. Sicuramente il Rap, in senso proprio, è un genere musicale che nasce dalla sofferenza e dalla voglia di riscatto, tipica dei ghetti in cui ha preso vita negli Stati Uniti. Ovviamente non essendo più un fenomeno solo americano, ma essendosi al contrario esteso in tutto il mondo (come d’altronde tutti i generi musicali, che restano nel tempo, non rimangono mai solamente locali), si noteranno svariate influenze e stili totalmente differenti a seconda dei paesi. A mio modo di sentire, il rap costituisce quel momento in cui posso dire quello che vivo, quello che penso, quello che percepisco nei confronti di una determinata cosa, cercando di rappresentarla nel migliore dei modi e al contempo tentare di allontanare l’angoscia psicologica e la miseria morale che una parte consistente del nostro mondo sembra generare.

Quale musica ascolti oltre al tuo genere?
Bah… un po’ di tutto. Penso che chiunque faccia musica, o tenti di farla, ascolti un poco tutti i generi, per rimanere sempre con la mente aperta al cambiamento e alla personale crescita artistica.

Trovi una bacchetta magica... cosa ci faresti?
Farei girare tutto nel senso opposto di come gira adesso.

La canzone che avresti voluto scrivere e perché? Ce ne sono tante, ma quella che batte tutte è "Cyrano" di Francesco Guccini. È stata in assoluto la canzone che più mi ha segnato. Ricordo una sera, avrò avuto 7-8 anni, quando mio padre me la fece sentire per la prima volta: il brano era in una cassetta ed io ogni volta che finiva andavo in cucina con il walkman in mano per farmela rimettere daccapo… quella sera l’avrò sentita 50 volte! Forse è da lì che è iniziato tutto.

La prima volta su un palcoscenico?
Sicuramente a qualche recita scolastica. La cosa sicura è che mi vergognavo tantissimo, cosa che negli anni non è passata, ma ho solo imparato a nasconderla meglio.

Una frase ed un autore che ti rappresenta.
“Qualsiasi cosa tu faccia sarà insignificante, ma è molto importante che tu la faccia”. Come molti sapranno, questa frase è di Gandhi e mi ha sempre colpito per la sua forza e per la sua semplicità: apparentemente sembra disfattista perché dice che le azioni o le idee - per cui l’uomo è pronto a dare la propria vita - sono spesso insignificanti; se guardate da un’ottica più ampia, però, esprimono una verità incontrovertibile: in sostanza nessuno, da solo, cambia il mondo. Nella seconda parte di quell’affermazione, è contenuta la chiave della felicità: è molto importante darsi da fare senza guardare al risultato che si raggiunge ma, posto che il fine della nostra azione sia il bene, bisogna prefiggersi il solo problema dell’ostacolo da superare. Ci sono, inoltre, moltissimi autori dai quali mi sento rappresentato: uno fra tutti, in ambito letterario, è Giacomo Leopardi, grazie al quale ho scoperto la bellezza del vago e dell’indefinito.

Chi fosse interessato ad ascoltare i brani di Routy Miura, può cliccare sul suo canale di Youtube. Sulla pagina dedicata sono presenti anche alcuni video realizzati dal giovane artista.

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