venerdì 26 aprile 2024
Facebook cambia e ci perde anche l'informazione
di Giorgio Marota
L'algoritmo del social network premierà sempre di più i contenuti considerati affettivi e relazionali, penalizzando le pagine di aziende e media. Si tratta di una scelta puramente economica
16 gennaio 2018

Sempre più baci, abbracci, selfie e gattini. Sempre meno informazione e contenuti pubblicati dalle aziende, dai blog e dai siti. Facebook ha cambiato ancora una volta il proprio algoritmo e ad annunciarlo è stato direttamente il suo fondatore, Mark Zuckerberg: “Vogliamo assicurarci che il tempo che passate su questa piattaforma sia tempo ben speso. Rimettiamo i familiari e gli amici al centro dell’esperienza del social network. Recentemente abbiamo ricevuto un feedback dalla nostra comunità che i contenuti pubblici - post di aziende, marchi e media - stanno affollando la vostra home, disturbando i momenti personali. Anche se sono divertenti o informativi, questi contenuti potrebbero non essere positivi. Disturbano il contatto che vuoi mantenere con le persone. Le prime modifiche che vedrai saranno nella sezione notizie, dove troverai più post di amici, familiari e gruppi. Contemporaneamente vedrai meno contenuti pubblici come i post di aziende, marchi e media".

Un cambiamento strutturale. L’obiettivo dichiarato è quello di aumentare e rafforzare le relazioni tra gli utenti, proponendo loro le notizie degli amici piuttosto che i contenuti informativi delle pagine. Questa può sembrare una scelta da libro cuore, ma analizzata più approfonditamente è una svolta prettamente economica. Perché il messaggio che arriva alle aziende – imprese, negozi, editori, società sportive, organizzazioni, fanpage ecc... – da Palo Alto è chiaro: se investi denaro sulla piattaforma hai visibilità, altrimenti rischi di scomparire lentamente. Già da diversi mesi le coperture (il numero di persone raggiunte dalle pagine con i post) sono drasticamente calate, proprio perché Zuckerberg e soci si sono resi conto che l’attività che le aziende fanno sul social è, nella maggior parte dei casi, visibilità a costo zero.

Vuoi pubblicità per i tuoi prodotti o un'immagine sempre più attraente? Investi in Facebook, trattalo come un media qualunque. Su radio, televisione e giornali le aziende pagano per avere degli spazi, su Facebook no. Secondo quanto scritto da Mike Isaac sul New York Times, un altro rischio è che, privilegiando i contenuti di amici e parenti, le bacheche si riempirebbero sempre di più dello stesso genere di contenuti, in linea con le convinzioni che ognuno già possiede. Avete mai notato, ad esempio, che la maggior parte dei nostri amici non sono visibili nel news feed (la sezione notizie)? Sono sempre gli stessi profili a circolare sulla home, creando così un circuito di vicinanza che esclude tutti coloro che l’algoritmo ritiene non siano “affini” con i nostri interessi.

Come lo fa? Semplice: se non interagiamo con quell’utente (mettendo “mi piace”, commentando o condividendo i suoi contenuti) diventa sempre meno importante per noi, a differenza delle persone con le quali più spesso chattiamo o ci confrontiamo. Ci rimette anche la buona informazione e il fact checking per combattere le bufale. Se un nostro amico condivide fake news, queste rischiano di circolare solo sulla sezione notizie di chi, insieme a lui, ci crede. Oggi è già difficile individuare e denunciare questo fenomeno (Facebook si è mossa negli Usa con degli esperimenti ma in Italia non è ancora possibile per gli utenti segnalarle) e con questo cambiamento sarà ancora più complesso. L’idea di un social network democratico, aperto a tutti e soprattutto in grado di generare discussione è sempre più una chimera.

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